Le parti sociali contestano il nuovo decreto legislativo sulla certificazione delle competenze, secondo il quale ogni cittadino potrà vedersi certificate le professionalità acquisite a livello scolastico e lavorativo.
Sono contestati, in particolare, i meccanismi di verifica dei requisiti, ritenuti eccessivamente burocratizzati.
Qualche giorno fa il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo in materia di certificazione delle competenze, a completamento di un pacchetto di innovazioni. Lo scopo è quello di innalzare il livello di istruzione e formazione delle persone adulte, in attuazione degli impegni presi con l’Unione europea.
Il provvedimento è in particolare rivolto ai giovani inoccupati e comunque bisognosi di evidenziare e accrescere le loro risorse, rappresentate dalle competenze, fino a questo momento poco valorizzate, acquisite nei contesti più disparati, dal lavoro, alla vita quotidiana al tempo libero.
Oltre alle competenze formali, diploma e laurea, il decreto prevede che possano essere certificate anche le competenze “non formali”, ovvero quelle maturate nel corso del lavoro, in famiglia o nel tempo libero, purché contemplate nel repertorio nazionale, che dovrà essere compilato e consultabile on line.
Il provvedimento fissa anche gli standard minimi di riferimento per regolamentare ed erogare i servizi di certificazione delle competenze e gli standard che dovranno rispettare gli attestati e i certificati per essere riconosciuti a livello europeo.
A riguardo, i suddetti certificati dovranno indicare i dati anagrafici della persona, le competenze acquisite, specificando per ognuna almeno la denominazione, il repertorio e le qualificazioni di riferimento, oltre alle modalità di apprendimento delle stesse.
Se le modalità sono formali basterà indicare i dati che identificano il percorso formativo e la valutazione finale, se invece l’acquisizione delle competenze è avvenuta in contesti non formali o informali occorrerà specificare i dati che si riferiscono all’esperienza svolta.
Infine, è previsto un sistema di monitoraggio, che ha come presupposto l’interazione delle banche dati territoriali e centrali esistenti.
Fonte: Studiocassone.it